Organizzata male l’iniziativa pubblica sul Piano strutturale alla presenza di alcuni dei progettisti, tanto che alla fine eravamo rimasti in una ventina di volonterosi partecipanti.
Dico subito che sono rimasto deluso per le risposte alle domande che ho posto al progettista.
L’avvio del procedimento del Piano strutturale di Chiusi risale a tredici anni fa. Perché questi tempi così lunghi che ha posto Chiusi ultimo fra i comuni della Toscana?
Risposta: il piano è stato particolafrmente complesso. Ma perché rivangare il passato, dobbiamo essere sollevati pèrché siamo finalmente arrivati al traguardo.
Dal punto di vista tecnico è un totale nonsenso.
Altra domanda: perché una previsione di edilizia residenziale così esagerata se uno dei consulenti (Bianchi, scomparso due anni fa) ha scritto nella sua relazione, ripresa poi dalla stessa relazione generale del piano, che di queste quantità non c’è assolutamente bisogno?
Risposta: non è facile fare previsioni e molto spesso si sbaglia.
Si ma in base a quali criteri queste previsioni sono state fatte? Nessuna risposta. Anzi una motivazione c’è stata: è vero che la popolazione non aumenta, ma aumentano le famiglie (piccolo particolare, i dati non si ritrovano nella relazione né nel quadro conoscitivo).
Controargomentazione: stiamo attenti perché certi nuclei familiari di fatto non esistono. Se una signora anziana è assistita da una badante nella quasi totalità dei casi non sono un solo nucleo familiare bensì due. Questa “nuova” famiglia non determina però domanda di abitazione. Nessuna replica.
Altra domanda: se la legge regionale pone come obiettivo quello della minimizzazione di consumo di suolo agricolo perché se n’è previsto tanto?
Risposta: ma noi abbiamo previsto ben due terzi nel recupero e solo un terzo di nuova urbanizzazione.
Piccolo particolare: molte delle previsioni che vengono definite CRUE (cioè di recupero vero o di previsioni non ancora attuate del vecchio PRG) sono ancora terreni agricoli. In altre parole non è assolutamente necessario che vengano riportate sul nuovo Piano strutturale. E così via.
Altri hanno chiesto come sia possibile che se in 11 anni si sono autorizzati 250.000metri cubi di nuove costruzioni (residenziali, industriali, commerciali, etc.) perché per i prossimi 11/15 anni se ne prevedono 6 volte tanto? Nessuna risposta.
E potremmo continuare a lungo. Di fronte ai numeri poi ci sono stati intermezzi di chi diceva che il piano era “equilibrato e sostenibile” senza, ovviamente, entrare nel merito.
Ma, come si sa, la propaganda berlusconiana è ormai diffusa nei luohi politici più impensabili.
Condivido al 100 % di quanto dici Paolo ma qui siamo purtroppo -se non sbaglio-all’uso delle disposizioni e si finisce col fare come volgarmente si dice ”come l’elastico delle mutande che dove lo tiri arriva….”.
In Italia siamo maestri insuperabili per questo e fatta la ” legge” che contiene certi indirizzi osserviamo che li contiene anche per perorare certe casualità straordinarie e particolari sia per ubicazioni, vincoli e condizioni di dove si vada ad operare e scopi che occorre raggiungere, ma in essa è contenuta anche la possibilità di fare l’esatto contrario, che a prima vista non parrebbe tale: basta volerlo, ed appunto ecco l’esatto contrario.
Chi si oppone a tutto questo con un certo candore misto a cristiano e sommesso disincanto, mi ricorda un aspirante suicida sul ponte di Calafuria vicino a Livorno in una notte di tempesta, fulmini e scrosci d’acqua da giudizio universale. Il poveretto aveva perso tutto al giuoco quel giorno, separato dalla moglie, due figlie prostitute e lui malato di cancro. Quando sta per buttarsi di sotto sente una voce che gli impone di fermarsi: ”Fermo!” Chi sei?- domanda il disgraziato sotto un cielo illuminato da saette. La voce tuona: “Sono il diavolo, non ti voltare, mettiti a 90° e tirati giù i pantaloni”. Titubante e tremante il disgraziato obbedisce e l’aspirante lucifero dopo aver fatto quanto aveva programmato gli domanda: quanti anni hai? Il disgraziato risponde: 55! E l’apprendista lucifero gli fà: ”ed alla tua età credi ancora al diavolo?”
Ecco, più il tempo passa e più ci si incarta in tali questioni, anche perchè si fa consapevolmente finta da ambo le parti di credere ancora al diavolo. Certi fanno, andando a diritto, altri si stupiscono che vi sia il diavolo.
Prevedere un sovradimensionamento di quelle proporzioni e poi affidarsi al mercato per le effettive realizzazioni, con i tempi che corrono, vuol dire consegnarsi mani e piedi a capitali speculativi di dubbia provenienza (checchè ne dica il professor Filpa).
Il terreno agricolo e libero va mantenuto nello stato attuale, specialmente quello di proprietà pubblica (campo sportivo e aree tra Chiusi città e lo scalo).
Se il comune ha bisogno di fare cassa lo si può fare in tanti altri modi, ad esempio usando la perequazione quando si consente di costruire invece di lasciare tutto il guadagno in mano ai privati come s’è fatto finora.
Non ho potuto partecipare all’assemblea di ieri. Ma ho scritto qualcosa a proposito del Piano Strutturale su Primapagina in edicola da oggi… Valutazioni su quello che già si sapeva, insomma e mi pare – leggendo i vs commenti e l’articvolo di Scattoni – che le perplessità che ho espresso (e le domande che ho formunato) in quel’articolo scritto a priori, siano tutte confermate. Il che vuol dire che di nuovo sotto il sole c’è poco… o nulla. E lo stesso Scaramelli mi pare stia ingoiando parecchi rospi… (e dicono che i rospi siano indigesti, più delle lumache…)
Evitare consumo di suolo agricolo o minimizzarlo se strettamente necessario è un principio della legge sul governo del territorio della Regione Toscana.
Pertanto le argomentazioni di molti che considerano il sovradimensionamento come un’utile opportunità che si può cogliere o meno (vedi interventi di Marchettini, Lisei e molti del PD) è una posizione che va contro la legge. Punto.
Il Piano che è stato presentato ieri sera è sostanzialmente quello che illustrò Ceccobao circa tre anni fa.
Non c’è più la zona artigianale a Querce al pino (e anche lì comunque qualcosa si costruirà) ma è rimasto tutto il resto .
La sostanza l’ha spiegata bene Giannetto Marchettini, quando ha detto che il Piano è un’opportunità e che difficilmente si costruirà tutto il costruibile.
Allora par di capire che l’idea di fondo è che nel più ci sta il meno.
In sostanza si prevedono costruzioni in quantità più o meno in ogni dove, poi il “mercato” deciderà quali sono i bocconi più appetitosi.
Un bel modo di programmare, non c’è che dire.
Nel corso dell’assemblea è stato fatto abuso del termine sviluppo senza però capire a quale tipo ci si riferisse confermando che emerge chiaramente l’equazione: sviluppo = sviluppo edilizio.
Per raggiungere questo scopo si mette da parte anche tutto il lavoro tecnico fatto dai progettisti che è pervaso da tutta una serie di indicazioni che sconsigliano consumo di nuovo suolo agricolo. Clamoroso è il caso di Montallese dove nella relazione viene detto chiaramente che non è il caso di prevedere consistenti nuovi insediamenti e poi il dimensionamento prevede addirittura 98 nuove edificazioni.
Ancora più eclatante è il metodo usato per giustificare le nuove urbanizzazioni.
Nell’assemblea di due mesi fa si parlò, contro ogni criterio scientifico, di una previsione di incremento della popolazione di 2.000 unità per arrivare a 10.000 abitanti. Poi, anche di fronte alle critiche che tale previsione aveva suscitato, si è cambiato rotta e ora si è puntato non più sull’aumento degli abitanti ma sull’aumento delle famiglie.
E’ chiaro che è stato usato il vecchio metodo di stabilire prima l’obiettivo, la nuova edificazione, e di trovare poi i motivi per giustificarlo.
Piano nuovo, quindi, ma vecchi metodi e vecchia mentalità a riprova del fatto che non basta essere giovani per essere portatori di novità.
In effetti la sensazione che ci fosse un certo imbarazzo, anche da parte del progettista, nel sostenere il dimensionamento del Piano è stata netta.
Perchè è emersa con chiarezza l’incongruenza delle volumetrie previste rispetto a quanto descritto nel quadro conoscitivo.
Non bisogna essere dei tecnici per capire che se negli ultimi undici anni si sono costruiti 250.000 metri cubi è impensabile che nei prossimi dieci se ne costruiscano sei volte tanto e cioè 1.500.000.
Oramai è chiaro che alle legittime domande di Paolo Scattoni non ci sono risposte trasparenti né motivate da dati di fatto e quindi tali da poter essere date pubblicamente. Il Piano Strutturale di Chiusi è il classico esempio di come la politica usa gli strumenti urbanistici per crearsi un potere da mettere sulla bilancia per ottenere benefici personali di ordine politico e carrieristico. A Chiusi non ci sono elementi per pensare a ipotesi diverse che però in altri casi sono emerse.
L’impressione principale che si ha studiando le carte del progetto di piano è che tutto si riduca alla volontà di un dimensionamento che permetta nuove urbanizzazioni residenziali che sembrano essere l’unico metodo individuato per lo sviluppo di Chiusi, oltretutto in una zona di notevole valore ambientalistico e paesaggistico come la collina tra Chiusi Scalo e Chiusi Città.
Perchè più impensabili ? Ci vedi qualche differenza ? Io non credo proprio che tu ti fossi aspettato risposte atte a determinare l’inconsistenza di certe posizioni ormai prese, ed allora non comprendo la tua così grande meraviglia.