Metalzinco: E’ tutto a posto dicono gli operai e se la prendono con la Primavera

di Luciano Fiorani

Nel numero in edicola, primapagina, pubblica una lettera del rappresentante per la sicurezza dei lavoratori della Metalzinco, relativa all’interpellenza presentata dal gruppo della Primavera sui controlli nelle aziende insalubri, e la risposta del direttore del periodico Marco Lorenzoni.

Ve le proponiamo entrambe.

Riguardo al problema sollevato dal gruppo “La Primavera di Chiusi” nell’interpellanza al sindaco di Chiusi, Scarameli, sull’insalubrità di alcune aziende del territorio chiusino vorremmo porre un accento. Che le lavorazioni manifatturiere producano scarti (siano essi solidi, gassosi o liquidi) è nella natura delle stesse lavorazioni.

Per quel che riguarda Metalzinco posso affermare (da R.L.S.- Rsu di questa azienda) che tutti i TLV (limiti i rischio) sono ampiamente inferiori a quelli stabiliti per legge, frutto ciò di una oculata gestione del rischio chimico data dalla maggior attenzione dedicata al problema dall’attuale dirigenza. L’iniziativa “porte aperte alla Metalzinco” attiva da un paio d’anni, vuole dare l’opportunità a chiunque lo richieda, di visitare gli ipianti e di appurare strumenti alla mano l’entità delle emissioni.

Che le norme regolanti le emissioni e lo smaltimento degli scarti siano adeguate ad uno standard di vita accettabile è compito dei politici. E’ compito dei politici cioè recepire le indicazioni degli operatori del settoredella sicurezza (Asl in primo luogo) e trasformarle in leggi che garantiscano la salute della cittadinanza e dei lavoratori che, per inciso, non sono affatto insensibili al problema.

Un operaio metalmeccanico sa che le sue aspettative di vita sono comprese in una range che va dai 68 ai 72 anni (dati Istat 2009) per le difficili condizioni di lavoro. Tutto ciò in barba al tanto decantato allungamento della vita! Chi lavora trova perciò sterile la polemica intessuta con la sopracitata interpellanza. Tanto più che, nel caso della Lodovichi gli impianti sono fermi e gli operai in Cassa Integrazione.

Un problema in meno, per la gioia degli interpellanti e un problema in più per gli 80 lavoratori della Lodovichi. In un territorio che ha già visto la perdita di un centinaio di posti di lavoro solo con il ridemesionamento della Plan e la chiusura dei calzaturifici. Tanto più “la gente” non ignora certi problemi, visto che vi convive ormai da decenni.

Massimo Mancini (RLS Metalzinco) Seguono le firme di 18 lavoratori.

Con la lettera pubblicata qui sopra, Massimo Mancini, responsabile dei lavoratori per la sicurezza alla Metalzinco risponde all’articolo Tre aziende insalubri a Chiusi Scalo: chi e quanto controlla?” uscito sull’ultimo numero di primapagina. Più che il giornale, il destinatario vero è il gruppo La Primavera che sull’argomento ha presentato una interpellanza al sindaco. Siamo certi comunque che Cioncoloni & C. leggeranno.

I lavoratori sostengono che, almeno alla Metalzinco, “tutti i limiti di rischio sono nella norma”, danno atto all’azienda di una gestione oculata” e accusano la Primavera di aver scatenato una polemica sterile. Scrive però Mancini: “è compito dei politici garantire che le nome regolanti le emissioni e lo smaltimento degli scarti siano adeguate ad uno standard di vita accettabile… e trasformare in leggi le idicazioni degli operatori della sicurezza (Asl in primo luogo)”. E infatti l’interpellanza della Primavera era rivolta al sindaco. Non all’azienda.

E chiedeva semplicemente di conoscere la situazione relativa ai controlli che spettano alla politica e agli organi preposti.

Dov’è la polemica sterile? Quanto alla Lodovichi, il problema è antico e due sentenze di tribunale hanno chiarito la questione. Il fatto che al momento l‘azienda sia ferma non esclude il problema in sé. Quanto al depuratore, che Mancini non cita, è evidente che sia mancata un po’ di informazione e di trasparenza nelle decisioni… E’ sufficiente sapere che le emissioni di un’azienda sono “nei limiti”?

Rispettiamo naturalmente l’opinione e l’attacamento alla maglia dei lavoratori Metalzinco, ma siamo convinti che ogni azione tendente a far sapere alla gente cosa respira, è un’azione che va a vantaggio prima di tutto dei lavoratori stessi, i primi ad essere esposti a eventuali rischi, non contro. Ci stupisce un po’ che si siano assunti loro l’onere della difesa d’ufficio. E noi rimaniamo convinti che sia giusto sapere non solo se le emissioni sono nei limiti, ma anche cosa contengono.

Marco Lorenzoni

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10 risposte a Metalzinco: E’ tutto a posto dicono gli operai e se la prendono con la Primavera

  1. lucianofiorani scrive:

    Ha ragione Miccichè, è chiaro ormai che o si muove la società civile o tutto finisce nel dimenticatoio perchè i partiti, l’hanno capito anche i sassi, non esistono più.
    Svolgono solo l’ordinaria amministrazione: elezioni, nomine e affarucci.
    Il fai da te pare essere l’unica possibilità rimasta, ma o si mette in piedi una decente massa d’urto o, per quanto mi riguarda, di più di quel che già faccio non sono disposto a fare perchè tra l’altro ogni iniziativa costa e se devo continuare a mettere mano al portafoglio per svegliare i nostri ignavi concittadini preferisco aiutare qualche disgraziato che non riesce a sbarcare il lunario.

  2. pmicciche scrive:

    Si Marco, sono note le tue azioni passate e fai bene comunque a ricordarle. Io infatti mi riferivo ai partiti e ai loro “doveri” politici. Nessun partito si è mosso su questo argomento, nessuno sul Piano strutturale e su altre importanti questioni. Dovrà dunque farlo la società civile o quello che rimane di essa? Certo c’è un gran vuoto e un gran silenzio che non preannunciano niente di buono.

  3. marco lorenzoni scrive:

    Caro Paolo (micciché), per quanto mi riguarda sono finito come responsabile di primapagina e di altri giornali, tre volte in Tribunale per querele spiccate dalla Lodovichi, una volta per una querela spiccata da altra azienda potenzialmente insalubre di Chiusi (non è mai partita, forse grazie a quella battaglia), un’altra volta ancora per la querela di un’azienda di altro comune… Sempre per aver sollevato il problema de rischi per la salute dei lavoratori e della cittadinanza. I tribunali (Roma e Perugia) mi hanno sempre dato ragione, accompagnado la sentenzza con “encomio” per i servizio reso ala collettività… Insomma, voglio dire: qualcuno la sua parte l’ha sempe fatta, anche prima della Primavera che comunque benissimo ha fatto a sollevare la questione. Credo anzi che dovrà mantenere alta l’attenzione e andare oltre la richiesta di controlli cadenzati (giustissima): perchè – ripeto – la gente deve sapere cosa respira, e al momento non lo sa. Nessuno a Chiusi sa cosa esce di preciso dai camini della Metalzinco, nessuno sa cosa respira o ha respirato ogni qualvolta una catasta di traverse della Lodovichi esce dal “bagno”… (in passato di sicuro esalazioni cancerogene visto che la sostanza usata era catalogata come cancerogena, poi non si sa…), nessuno sa cosa di preciso entra ed esce dal depuratore delle Biffe…
    Dire: “E’ tutto a norma” naturalmente non basta.
    la vogliamo fare una iniziativa pubblica sull’argomento? Io ci sto…

  4. lucianofiorani scrive:

    Su questi argomenti l’ambiguità delle parole rischia di giocare brutti scherzi.
    Che una fabbrica, una discarica, un’automobile…siano “a norma” significa semplicemente che ottemperano a quanto prevede la legge.
    Tutto a posto allora?
    No di certo.
    Perchè comunque un inquinamento viene prodotto, e se si somma a tanti altri cosa succede? Poco o nulla ne sappiamo.
    Tanto per fare un esempio: circolano ogni giorno milioni di auto tutte “a norma”; l’aria che si respira è pulita come se non ne circolasse nessuna?
    E’ chiaro che su questi temi si intrecciano interessi e problematiche complicate (soldi, salute, paure…) ma cercare di capire e soprattutto fare chiarezza mi pare il minimo che si debba chiedere.

  5. pmicciche scrive:

    Si Marco ma nelle cacchette dei cani puoi affondare il tuo “proprio” piede e quindi te ne accorgi, mentre per il resto bisogna avere gli elementi per capire quale sia realmente l’insidia nascosta. Molti per esempio ignorano i gravi danni alla salute – non si tratta di semplice fastidio – prodotti dall’inquinamento acustico; sapendolo starebbero più attenti sia nel privato che nel pubblico. Nel nostro caso specifico poi il problema è sottile e ambiguo. Infatti molti impianti sono a norma ma bisogna capire se sono a norma “sempre” oppure a periodi oppure solo quando vengono effettuati i controlli e bisogna sapere se i limiti sono stati alzati artificialmente e quindi sono a norma per la legge ma non per la salute. Tradizionalmente sindacati e partiti di sinistra – a maggior ragione se “ecologisti” – stavano sempre e comunque dalla parte del cittadino, informandolo e agendo in sua vece. Da noi un primo passo “politico” l’ha fatto la Primavera, avanti il prossimo.

  6. carlo sacco scrive:

    Concedetemi una citazione di Adriano Olivetti, anche se in genere sono nemico delle citazioni, tanto per rispondere alla conclusione di Miccichè che s’interroga sul fatto che non saprebbe cosa scelgliere fra l’ombrello di Altan e la bottiglia di Tafazzi. Beh, oggi ci si fa questo genere di dilemmi e credo che tutti, ma proprio tutti di qualsiasi opinione politica siano, convengano che sia la bottiglia che l’ombrello non siano che la stessa faccia di una medaglia e che si stia assistendo ad un rinchiudersi tutti in un guscio di sottocultura dal quale è sempre più difficile uscire e di questo daltronde c’è chi lo sà bene perchè hanno sempre liquidato l’istanza del vero cambiamento (a sentir loro impossibile, traumatico,foriero di disgrazie, guerre e miseria) ,oggi forse posto ad un gradino ancora più in alto della ”global stagflation”, portati dall’ uso applicativo nella prassi e nella dialettica del sostantivo di ”UTOPIA”.
    Beh, Adriano Olivetti che era tutt’altro che un pericoloso Vietcong, ecco cosa rispondeva: ”spesso il termine UTOPIA è la maniera più comoda per liquidare quello che non sia ha voglia, capacità o coraggio di fare….un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte…solo allora diventa un proposito…cioè qualcosa di infinitamente più grande”.
    O andatelo a spiegare ai nostri politici se credete che vi diano la loro approvazione valoriale. Tutt’alpiù possono rispondere col risolino sarcastico d’uso : ”Beh, cosa volete, i tempi sono cambiati …” o pienarsi la bocca di espressioni assunte dal lessico berlusconiano. E pensare che c’è ancora gente, a milioni, che si illude dei loro buoni propositi, come se non fossero bastate le esperienze che vediamo tutti i giorni anche in casa nostra.

  7. Romano Romanini scrive:

    Ormai sono passati venti anni da quando documentai in un libro che la Metalzinco aveva gli impianti di dis sottodimensionati. Nessuno (Proprietà, Comune, ASL, Regione) contestò o smentì quei numeri. Spero che quegli impianti oggi siano adeguati, che quindi “tutto è a norma”. Ma questo non sposta di un millimetro la questione, oggi come allora: il diritto alla salute e all’informazione della collettività può essere merce di scambio con il diritto al lavoro?

  8. pmicciche scrive:

    Maurizio Landini, segretario Fiom, commentava così il senso del referendum di Pomigliano: “E’ come se uno ti puntasse la pistola alla testa e ti dicesse, se dici sì va bene, se dici no, sparo”.
    Forse il senso di questa vicenda, ma anche di altre simili in questo periodo, si può ricondurre alla medesima sindrome. Umanamente non posso che comprendere il dilemma dei lavoratori, meno il comportamento dei sindacati, per nulla quello dei partiti, in primis quelli che ormai della cultura di “sinistra” mantengono solo un’etichetta posticcia. Se poi si apre il dossier del Piano Strutturale la musica non cambia: cemento come “volano dello sviluppo”….. tra l’ombrello di Altan e la bottiglia di Tafazzi, non saprei proprio cosa scegliere

  9. anna duchini scrive:

    La storia d’Italia è piena di siti industriali che hanno ammazzato tanti lavoratori e abitanti delle zone vicine.
    Se qualcuno chiede informazioni e pubblicità sui controlli che vengono fatti in aziende classificate insalubri di prima classe non è certo un attacco ai lavoratori che in quegli ambienti vivono gran parte della loro giornata.
    Mi meraviglio che la difesa d’ufficio venga fatta proprio dai lavoratori.
    Si sa benissimo che la sicurezza costa e che spesso viene usata come ricatto per il mantenimento del posto di lavoro. Voglio sperare che non sia questo il caso ma il disastro ferroviario di Viareggio ha avuto come strascico il licenziamento del ferroviere che è stato tra i primi soccorritori e che ha fornito consulenza ai familiari delle vittime. Solo pochi anni fa una cosa del genere era impensabile. In materia di sicurezza nei posti di lavoro siamo tornati all’800.

  10. pscattoni scrive:

    Io penso che non ci sia nulla da temere dalla richiesta di informazioni sul dovuto controllo.
    Ovviamente solidarizzo con gli operai in cassa integrazione della Ludovichi. Ma cosa c’entra questo con i controlli?
    Io ricordo che molti anni abbiamo subito emissioni dovute all’utilizzazione del creosoto. Quella sostanza è cancerogena e quando qualcuno dei nostri cari è morto di cancro ci siamo posti il problema. Non c’era la prova di un rapporto di causa-effetto. Ma un pensiero ci è venuto spontaneo. Allora che male c’è a chiedere se è tutto a norma?

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