Il lavoro non solo è cambiato ma è anche diventato sempre più “merce rara”. Assistiamo da tempo ad un fenomeno assai poco piacevole: c’è chi il lavoro non lo trova, chi addirittua ha smesso perfino di cercarlo e chi invece avendolo, è costretto a ritmi e tirate sempre più asfissianti con contratti sempre più fantasiosi. C’è perfino chi ha parlato in questi anni, non a torto secondo me, di nuovi schiavi.
Una volta per queste cose si parlava di diritto al lavoro e sfruttamento. Definizioni ormai cadute in disuso anche presso tanti sindacalisti.
Il sogno che le nuove tecnologie rendessero praticabile il “lavorare meno, lavorare tutti” è per ora svanito nel nulla. La possibilità ci sarebbe ma la politica ingorda delle grandi multinazionali detta la linea: il riferimento è diventato il sud est asiatico.
ll lavoro si misura ormai solo con la competitività su scala globale. Il resto sono solo chiacchiere per nostalgici. Non ci piace questo andazzo e a maggior ragione ci sentiamo di augurare a tutti quelli che un lavoro ce l’hanno e a quelli che lo cercano disperatamente, buon 1° maggio.
Mica per caso parlavi della CISL ? Con la stessa natura del riferimento potresti comprendere benissimo anche la UIL , ma in questi ultimi tempi anche l’esempio in molti casi fornito dalla CGIL- tanto per parafrasare quei due matti usciti dal manicomio che si ritrovano alla stazione- potrebbe essere riassunto in una battuta usata e che calzi abbastanza, quando per ricordare l’uno che interviene e rivolgendosi all’altro gli fà: Madonna mia, come va veloce quel locomotore….e l’altro di rimando :” si , ma anche i vagoni non scherzano !!” Gli orpelli ed i lacci che il sistema economico frappone fra il mantenimento dello status quo ed il suo superamento fanno sì che imperino le mezze verità.E sono proprio queste mezze verità che da sempre il sistema riassorbe, all’origine dell’azione di chi vuole ”mantenere” perchè sà che quando si afferma una mezza verità si produce una condizione che viene cambiata e snaturata in breve tempo , neanche dai singoli talvolta,ma certamente sempre dagli automatismi del sistema,che si rimangia tutto.
Forse sono ovvio, forse sono blasfemo (tanto per restare in argomento), ma mi pare che tutto nasca dal porre la finanza al centro della società. Al centro ci deve essere l’uomo (anzi, molto laicamente il cittadino). Il resto deve essere strumentale a questo fine.
Le recenti proposte di modifica all’art.41 della costituzione, provenienti da area PDL, sono un esempio di questa “inversione polare” della società. Per chi non se lo ricorda, il 41 recita così:
“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale od in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.
Berlusconi ha dichiarato che le modifiche all’articolo verranno improntante “… alla rimozione degli ostacoli che si frappongano fra l’imprenditore e la realizzazione dell’intrapresa.” La sicurezza, la libertà e la dignità umana sono senz’altro un deterrente per un’ampia espressione di una società del lavoro fondata sulla finanza e, quindi, sulle grandi aziende e multinazionali…
“Il lavoro è attività con cui l’uomo esprime se stesso e si arricchisce in umanità… tutto ciò è molto bello e dificante, e teologicamente esatto, ma si scontra con una dura realtà. E qui i casi sono due: o si critica questa realtà e si cerca di modificarla, o la proclamazione generica del lavoro che è al servizio dell’uomo non vuol dire niente”. Cito da un testo di Teologia morale ad uso e consumo di molte associazioni di categoria o sindacati che si richiamano alla espressione cristiana, ma poi scordano gli obiettivi verso cui dirigere la propria azione sindacale. Buon primo maggio.