In questa pagina vengono raccolte le proposte per lo sviluppo di strategie all’adattamento di Chiusi alla rvoluzione tecnologica in atto.
27.7.2018 Contributo di Paolo Scattoni
Contributo alla discussione su un progetto di autogoverno locale: Chiusi 4.0
1. Introduzione
Questa nota esplora le potenzialità di una comunità locale formata da gruppi di cittadini fra loro organizzati. Le azioni previste, infatti, debbono poter essere realizzate anche senza relazionarsi al governo ufficiale gestito da rappresentanti eletti.
Assume che la conoscenza comune diffusa nella comunità locale può svilupparsi in maniera efficace per la qualità della vita. La nota non prefigura un piano complesso coerente e rigido, ma la possibilità di un coordinamento flessibile capace di riorganizzarsi continuamente sulla base di nuovi apporti o di fallimenti di progetti pregressi.
La rete e l’innovazione tecnologica permettono oggi di pensare azioni a costo sostenibile da parte di piccoli gruppi, che possono affiancarsi e magari anche competere con quelle ufficiali espressione della democrazia rappresentativa.
2 Informazione
Recentemente a Chiusi abbiamo sperimentato una sorta di “catenaccio” da parte della stampa cartacea o quella online. Troppo spesso i centri di potere tradizionali (soprattutto il partito di maggioranza) hanno pesantemente condizionato il rilascio di informazione. Molto spesso il tutto è stato indirizzato a preparare decisioni che avrebbero potuto risultare sgradite o comunque criticate. L’informazione autogestita e partecipata è possibile a basso costo. L’utilizzazione dei social ha in qualche modo aiutato a correggere le forme più evidenti di strumentalizzazione.
2.1. Giornalismo di cittadinanza
Sin dal 2010 l’esperienza di chiusiblog (per un anno chiusinews) ha dimostrato pur con limiti che il giornalismo di cittadinanza è possibile. I tentativi di forzarne la chiusura hanno dimostrato che questa forma di informazione e dibattito ha disturbato la macchina dell’informazione orientata dal governo locale. Ne 2017 i post pubblicati sono stati 2010.
I contatti più di 86.000 La maggior part dei post sono stati commentati. La scarsità di dibattito è, secondo alcuni, dovuta alla esclusione di contributi e commenti anonimi. Molti temono che esprimere un giudizio può avere conseguenze secondo la regola del “non si sa mai”.
I contributi debbono riguardare i problemi locali, salvo rare eccezioni. I post brevi e facilmente leggibili.
I costi molto limitati soprattutto se i gestori potranno fare affidamento su una consulenza informatica gratuita. È difficile valutare l’impatto e l’utilità di iniziative di questo genere che però gli utilizzatori apprezzano.
2.2. Monitoraggio dei problemi locali
Molto spesso la complessità dei problemi locali non permette una conoscenza di facile accesso da parte della maggioranza dei cittadini. Una collaborazione fra cittadini potrebbe consentire una documentazione aggiornata di quello che avviene nella comunità locale. Per Chiusi da aprile è stata lanciato il sito “chiusiaperta.it”. Il progresso lento di quell’iniziativa testimonia la necessità di un gruppo che si occupi di questo servizio. Di nuovo l’investimento è quasi trascurabile. È necessario un sito e la collaborazione molto saltuaria di un informatico.
2.3. Archivi e conoscenza comune
È assai frequente che una comunità locale dimentichi avvenimenti che hanno interessato molti e determinato dibattiti anche intensi. La memoria breve sta alla base della debolezza con la quale la comunità stessa si confronta con portatori di interesse organizzati. La disponibilità di memoria digitale di massa a basso costo apre a sistemi autogestiti. Si tratta quindi di progettare un sistema capace di ospitare le cronache locali per argomento. È fondamentale riuscire a garantire la trasparenza di processi decisionali dei pubblici poteri così come ad altri portatori di interesse. Garantire la trasparenza in maniera autogestita può contribuire a migliorare la qualità delle decisione. La garanzia di tracciabilità permette anche di accelerare processi decisionali che rivisitano cosi di azioni precedentemente scelti.
3. Formazione
In una visione di autogoverno locale la formazione assume un ruolo strategico. L’autogoverno locale in questo caso può assumere un ruolo di grande importanza. Infatti la velocità del mutamento trova troppo spesso una scuola assai lenta, quasi ferma e impotente, nel rispondere a quella che viene definita la terza rivoluzione industriale, che per alcuni è a ormai divenuta la quarta. Questo ritardo è ancora più critico nelle cosiddette aree interne.
A tale situazione critica questa iniziativa ipotizza che si può rispondere essenzialmente in due modi: attivando una formazione utilizzando risorse locali o sfruttano le risorse in rete.
3.1 Potenzialità locali
L’esperienza dei corsi di introduzione ad Arduino organizzati dall’associazione Innovazione Locale ha dimostrato che si può arrivare a organizzare corsi di buona qualità con risorse locale. Quell’offerta dovrebbe essere ampliata. Nella nostra comunità esistono numerose risorse che possono o potrebbero contribuire alla formazione.
Un esempio è quello dell’insegnamento della lingua italiana. Alcuni volontari hanno provveduto in diversi modi ad impartire lezioni per la conoscenza della lingua italiana degli immigrati o richiedenti asilo stranieri. Un altro esempio è quello della LUBIT che se pur emanazione della curia vescovile è basata sul lavoro volontario di alcuni volontari. Quell’iniziativa potrebbe essere ripetuta anche in ambiti diversi da quello biblico e teologico.
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3.2 Formazione integrata con risorse in rete.
La rete offre una grande quantità di risorse per la formazione. Molte sono di ottima qualità, altre meno. L’auto-organizzazione della formazione vi può fare affidamento una volta scelti gli strumenti più adatti.
Il punto più qualificato dell’offerta è quella dei Massive Open Online Courses (MOOC). Ci sono diverse piattaforme dove le più importanti università del mondo mettono a disposizione corsi brevi (di solito dalle 4 alle 8 settimane) su su un’enorme varietà di temi. I corsi sono di solito gratuiti. Si paga eventualmente la certificazione di superamento dell’esame a cura della università che organizza. I corsi sono costruiti per un rapporto individuale e interazione in rete, ma niente impedisce di organizzare un sistema misto dove il corso è accompagnato da un incontro regolare di un gruppo organizzato con tutor locali esperti.
I fruitori di questa attività possono essere studenti interessati ad integrare le loro conoscenze scolastiche come pure da cittadini interessati.
4. Innovazione tecnologica
Una piccola comunità locale ha maggiori problema seguire il flusso di potenziali innovazioni che la rivoluzione tecnologica in corso impone. Nei grandi e medi centri urbani ci sono maggiori opportunità.
La corrente di pensiero dominante che al momento prevale per progetti di scienza di cittadinanza capace di produrre innovazione si basa su attrezzature complesse a basso costo.
L’introduzione sul mercato del microcontrollore Arduino e dei suoi numerosi cloni ha determinato grandi cambiamenti.
4.1 Ambiente Maker
Quello de maker è un vero e proprio movimento caratterizzato da attività quasi ludiche e allo stesso tempo indirizzate alla creazione di prodotti e sistemi di rilevamento fra i più diversi.
L’attività del maker può essere svolta anche a livello individuale, ma la mancanza di un ambiente adeguato rende l’attività del maker sterile e senza adeguata finalizzazione.
i tratta quindi di mettere in attp misure realistiche e sostenibili per l’accesso a infrastrutture adeguate. Nella pratica locale un punto di partenza fondamentale potrebbe consistere nella creazione di in FabLab, un luogo di incontro che contenga attrezzature che un utente singolo non può permettersi.
Altra potenzialità è quella del co-working. Imprese a tecnologia avanzata mettono a disposizione spazi e servizi in cambio di un puro rimborso spese da parte degli utilizzatori che li utilizzano per sviluppare un progetto di nuovo prodotto o servizio. Soltanto allora si potrà pensare a start up per le quali in teoria esiste uno spazio attrezzato messo a disposizione dal Comune.
4.2 Informazione su prodotti e processi
In una comunità che cerchi di governare a livello locale la transizione imposta dall’innovazione tecnologica è importante avere informazione sul “come si fa”. Ci sono previsioni di rapidi mutamenti sull’energia. C’è un consulente che non condizionato dai prodotti che vende fornisce consulenza su come orientarsi? La stessa esigenza riguarda molti altri settore come la domotica.
4.3 Junior Science Shop
Lo Science Shop è una struttura, spesso collegato a un dipartimento universitario che fornisce sostegno gratuito alla ricerca partecipativa indipendenti in risposta alle preoccupazioni vissute dalla società civile. Si tratta di un approccio basato sulla domanda e bottom-up alla ricerca. Il loro lavoro può essere descritto come la ricerca su base comunitaria. In Italia sono molto rari e comunque i piccoli centri urbani e le aree interne hanno spesso difficoltà a raggiungere queste strutture. Inoltre le attrezzature a basso costo e il movimento maker consentono di pensare alla costituzione di science shop anche in “periferia”.
Obiettivo di questo progetto è quello della costituzione di uno science shop che veda coinvolto il locale Istituto professionale, ma anche associazioni locali per l’innovazione tecnologica e le imprese. Per comodità lo chiameremo “Junior Science Shop”.
Paolo Scattoni
Chiusi, 25 Febbraio 2018