Esiste oggi -ma è sempre esistito – un partito “zitto zitto”, “chiotto chiotto”, che non ha nome; un po’ di qua e un po’ di là; né di destra, né di sinistra, né di centro: il partito che non si vede. Un soggetto nuovo ed antico, senza fissa dimora, figlio di N. N., che è in tutto il mondo e condiziona i governi degli Stati. Esisteva già ai tempi di Mosè (tredicesimo, quattordicesimo secolo Av.C.) e la Sacra Bibbia, con meravigliosa simbologia, ce lo descrive nel libro dell’Esodo del popolo ebraico verso la Terra Promessa. E’ il partito del “particulare” (Machiavelli) e il suo potere è così grande da far cadere persino il governo di Dio. Accadde. Il libro sacro lo dice chiaramente: si iniziò con il rimpianto delle cipolle che si mangiavano in Egitto e si finì con la creazione del vitello d’oro, in sostituzione del Vero Dio.
Ad acquietare gli animi e ad originare sentimenti di gratitudine non era bastata la manna che ogni mattina scendeva copiosa con la rugiada e di cui tutti potevano saziarsi. Alcuni ne raccoglievano oltre il loro bisogno, l’accumulavano (questo non è scritto nella Bibbia) e poi la portavano alla “Banca della Manna” che intanto era nata. Ipotesi azzardata , ma non improbabile tenuto conto che molti secoli dopo (1300-1400 d. C.) esisteva la “Banca del Sale”. I beni essenziali hanno funzionato sempre come moneta.
Il partito che non si vede è come il deserto: muto, sempre uguale e diverso, cambia forma, si sposta, avanza ogni anno e ingoia il buon senso e gli eroismi individuali . E’ “uno che si fa i fatti suoi”, si direbbe se fosse una persona singola: evita di esporsi e di proporre, ha fiducia nelle sue forze – pochissima nello Stato – e avverte una certa nostalgia della vecchia, “buona” corruzione, che dava lavoro e sviluppo e ci guadagnavano tutti.
Onestà intellettuale vuole che si condivida almeno un punto: mille, centomila, un milione di “particulari” non possono e non potranno mai produrre l’interesse generale. La cultura buddista ha idee chiare a tal proposito: l’origine di tutti i mali risiede nell’”io“ e nel “mio”. L’occidente, seguendo opportunamente la sua tradizione, tende a stemperare questi toni. D’atra parte la Terra promessa, anche geograficamente, si trova a mezza strada tra oriente e occidente: il luogo dove l’”io” diviene “noi” e il “mio” diviene “nostro”.
La gente sembra aver rinnegato il Patto, rinunciato alla Promessa e latte e miele tende a procurarseli da sola. Balla a ritmo di musiche afrocubane e brasiliane, in un susseguirsi ossessivo di sagre paesane con comparse medioevali e piatti falsamente tradizionali. Non possiamo neppure darle torto: anche Dio ha il suo io; se no, come avrebbe fatto a creare l’uomo? E l’io vuole la sua parte. La terra dove scorre latte e miele è sempre più avanti del nostro procedere, ma pensare che esiste dà forza alla volontà, nobiltà e senso al percorso.
Il partito che non si vede produce, ma non ha fantasia, manca di leader creativi e lungimiranti capaci di programmare nuove forme di sviluppo non solo materiale. Di fronte a temi quali educazione, ricerca, cultura, interazione umana e sociale, questo misterioso partito rimane perplesso, non sa che dire; di “diritto alla felicità”, sancito dalla Costituzione americana, neanche parlarne.
La politica del più e del meno (+ e -) come massimi valori ha respiro breve. Ci vuole qualcosa di più alto, che abbia autorevolezza di per se stesso: la voce di Dio per gli ebrei in cammino, lo Stato con le sue democratiche istituzioni per i nostri giorni; garante di tutti, soprattutto dei più deboli. E pensare che c’è anche chi sostiene che “ la giustizia è il cancro della democrazia”. Che strano. Gli ateniesi, che l’hanno inventata, credevano fermamente che la giustizia, in particolare quella di fronte alla legge, fosse proprio l’anima della democrazia.
La trovata della “società civile mezzo e fine” denuncia ormai il suo fallimento –era già nella formula- e si dibatte nei sussulti dell’agonia. Un liberalismo da strapazzo, tradendo i suoi principi ispiratori, ha lasciato mano libera al più forte e ha assecondato la naturale inclinazione del mondo a globalizzarsi.
La politica non è quella cosa misteriosa ed astratta, più o meno virtuosa o malefica: è la vita che si organizza. La vita vuole vivere e travolge i picchetti posti dai vecchi partiti, a destra, a sinistra, al centro, con l’unico scopo d’indirizzarla verso il proprio orticello. La disaffezione che aumenta ad ogni tornata elettorale manda chiari segni alle attuali formazioni partitiche preoccupate essenzialmente di distinguersi e di avversarsi.
Un partito che si vede e governa c’è già; è maggioranza anche se non ha un nome. E’ davanti ai nostri occhi, ma antichi schemi mentali ci impediscono di metterlo a fuoco. E’ così importante un nome, un vessillo ai fini dell’interesse generale? Per ora è importante che duri questa “cosa senza nome” e che la gente l’avverta come il nuovo che avanza, quasi spontaneamente, o forse per necessità.
Probabilmente accadrà qualcosa all’interno di entrambi gli schieramenti dell’attuale coalizione. E’ il contributo che la vecchia concezione partitica deve pagare al nuovo corso. Dovremo abituarci ad una società e a una politica liquida che, come l’acqua, prende molteplici forme, ma non perde la sua spinta.
Il vecchio, navigato nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non si stanca di dirlo, anche se non in questi termini: “Calma, ragazzi, prima le cose da fare (l’antica “faccenda “ della civiltà contadina), per il nome c’è tempo… si vedrà !”.
Non sappiamo se la Terra Promessa esista veramente su questo pianeta, ma sentiamo che essa dipende anche dal nostro modo di pensare. Già s’intravede un percorso nuovo, oltre l’egoismo dei singoli e l’utilitarismo dei partiti; la leadership spirituale di Papa Francesco ne alimenta la speranza.
Carlo (Sacco) se il tuo commento non avesse rispettato le regole non lo avrei pubblicato. Il mio invito era quello a considerare quanto effettivamente scritto e precisato “A nessuno può sfuggire l’ironia con cui viene trattato il passo biblico dell’Esodo: “La banca della manna”, “La Terra Promessa “(simbolo del bene pubblico) ” che non sappiamo se esiste”:
Con tutta onestà a me sembrava chiarissimo e l’invito era quello a commenatare gli effettivi contenuti. Un invito. Poi ognuno fa quello che meglio crede. Qui non si censura.
X Paolo. Per l’educazione ed il rispetto delle idee mi trovi d’accordo.C’è forse qualche debordatura nei miei due interventi su questi due(educazione e regole del blog )? Può darsi che non me ne sia accorto ma non mi sembrerebbe. Ho solo espresso l’idea sull’uso della cosidetta maggioranza silenziosa la cui funzione sociale viene spesso offuscata con l’uso della religione. ma questo l’ho già spiegato,non mi scandalizza affatto perchè la religione essendo promanazione individuale fa base nell’individuo e l’individuo non abita su Marte quindi con tutte le conseguenze positive e negative del caso. E che, non si sapeva o non si deve dire ? Non ho capito perchè si rischia di essere non letti se è questo a cui ti riferivi. Forse sibillinamente ho usato un metro troppo diretto ? Dici di leggere prima di rispondere.Mi sembrava che il nocciolo di sostanza fosse quello. Amo talvolta i pompieri quando si attivano vedendo che le fiamme dell’incendio sono da fughe di gas e non da fuoco da legna o da carbonella…..
I commenti, quando scritti con educazione e secondo le regole che il blog si è dato, vanno tutti bene. Vorrei solo sommessamente suggerire che forse sarebbe bene cercare di leggere con più attenzione. Si rischia di non essere più letti oltre a non favorire il confronto.
Non è un articolo relativo alla religione, ma alla politica.
A nessuno può sfuggire l’ironia con cui viene trattato il passo biblico dell’Esodo.
Le guerre di religione sono la più grande iattura dell’umanità. A combatterle sono sempre DUE chiese,
DUE religioni
Certamente è un articolo di politica ma proprio perchè è di politica sarebbe bene far anche notare che nella politica -nel caso dell’amministrazione della maggioranza silenziosa-viene applicata ed è presente inevitabilmente anche la religione,della quale presenza non mi stupisco affatto che abbia tale funzione proprio perchè il fine è politico. Ironia dell’articolo a parte,che fra l’altro ho letto molto volentieri,condivido molto meno il richiamo alle Guerre di Religione.Secondo me le Guerre di Religione non esistono.Siamo noi che diamo questo epiteto per giustificare la supremazia politica dell’una o delll’altra parte politica ed usare quando conviene che un fronte venga messo contro l’altro.Il fine ultimo è la supremazia ed a tale scopo serve anche l’uso della religione.Anche alla teoria politica c’è la tendenza rovinosa ad individuarla come ”UNA CHIESA”,e questo serve a confondere le idee,di piegarla a religione quando serve farlo.Basterebbe rispondere che la Religione per esistere si serve di Dogmi,la teoria politica di osservazione,uso della ragione e di prassi.Chi la vuole ridurre a religione sa bene in ogni caso che è attraverso l’uso della maggioranza silenziosa che passa la supremazia che chissà perchè non è più di moda dire che sia quella di classe.
E’ un articolo di politica, non di religione.
A nessuno può sfuggire l’ironia con cui viene trattato il passo biblico dell’Esodo: “La banca della manna”, “La Terra Promessa “(simbolo del bene pubblico) ” che non sappiamo se esiste”:
Le guerre di religione sono la più grande iattura del genere umano: anche perché a combatterle sono sempre DUE chiese, DUE religioni.
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…io aggiungerei…”.ed in mezzo a tante zavorre che vengono messe in atto nel mondo c’è proprio quello della creazione e dell’uso di tale maggioranza silenziosa atto a ricucire e riaccostare tale maggioranza in eterna formazione che trasporta le istanze ed i bisogni,li sviluppa,li addomestica,li mitiga con un fine preciso :riportare tutto nell’ALVEO. Talvolta cercando di riflettere mi pongo la domanda della ragione per la quale odiavano a morte la rivoluzione francese,eppure avrebbe dovuto secondo le parabole che spargevano da 20 secoli trovarla al proprio fianco nelle loro ragioni profonde…. ed invece operavano sempre per il suo contrario:il non far usare la ragione.Il che è tutto dire,e che dipenda la terra promessa dal nostro modo di pensare è cosa vera(solo individualmente però),ma sta sempre di fatto che alle cose per farle vere basta crederci.E’ li la discrasia:che il tutto serve alla divisione materiale di quella famosa torta, e tale divisione passa per l’uso di quella maggioranza silenziosa formata semprepiù da coloro che usano la religione per sfogare le loro ansie. Ho diviso il mondo con l’accetta? Non mi sembra….chi lo divide con l’accetta è colui che valida la funzione di quell’ALVEO.