Per la stagione referendaria anche la dimensione locale può contare

di Paolo Scattoni

Per quello che si riesce a capire si aprirà una stagione referendaria.

Ci sono referendum che riguardano la possibile cancellazioni di leggi per i quali sarà necessaria la raccolta di almeno mezzo milione di firme. poi al voto dovrà partecipare più della metà degli aventi diritto al voto. Quest’ultimo non è un obiettivo facile se si considera la crescente disaffezione degli elettori. Sono annunciati possibili referendum confermativi per modifiche alla costituzione, prima fra tutte quella relativa alla Magistratura con separazione delle carriere (pubblici ministeri e giudici). Per i referendum costituzionali non c’è quorum.

I questo profluvio referendario l’elettore rischia di rimanere confuso. Personalmente credo che ci possa essere una dimensione locale per l’acquisizione della necessaria informazione e il confronto. Mi chiedo se sia possibile creare per questo uno spazio locale.

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15 risposte a Per la stagione referendaria anche la dimensione locale può contare

  1. pscattoni scrive:

    Ho risposto FALSO perché pubblicare l’articolo di legge senza dire che dopo l’espressione di volontà dell’interessato segue una lunga procedura che non garantisce il riconoscimento della cittadinanza perché è condizionata a numerose verifiche. Chi dice il contrario è un azzeccagarbugli di manzoniana memoria. Per me il confronto finisce qui.

  2. carlo sacco scrive:

    Vedo che non hai risposto alla mia domanda con ciò che hai detto.Non contesto ciò che hai scritto e le percentuali che dici e che servono a creare una base all’INPS, perchè parliamo di persone che lavorano,che pagano le tasse e che sono titolari di versamenti all’INPS.Punto.Su questo siamo d’accordo tutti e non voglio che mi si cambi il discorso per non rispondere.Assodato questo,non sono io che non voglio capire perchè la mia richiesta è con assoluta precisione formulante il caso che ti ho sottoposto e sul quale la tua risposta è latitante ma credo che questa casistica di cui ho parlato presupponga anche il coinvolgimento dell’INPS nel caso che ho appena accennato del gravame e che non è quello della tua risposta che mi hai fornito.Forse non ci siamo intesi ma io ho detto una cosa precisa che è il riferimento alla legge e susseguentemente alla casistica della quale ho parlato riguardo alla prospettiva futura del lavoro,anzi del possibile non lavoro.Mi sembrava di essere chiaro.Poi io sono il primo a battermi il petto per la non conoscenza delle disposizioni alla quale tu hai risposto di ”studiare”ed è per questo che sono andato su internet a vedere cosa diceva la legge su quella casistica dove tu hai risposto ”FALSO”.Mi sembra che si giri intorno alle cose per rendere la materia più nebulosa possibile e per estrarne ciò che possa aggradare.Credo che più chiaro della legge non ci sia altro.O no?Girarci intorno non mi sembra che serva.

  3. Paolo Scattoni scrive:

    A Chiusi la popolazione straniera è quasi il 15% contro il 9% a livello nazionale. Se quel 15% diventa italiano che problemi dà all’INPS? Ormai è più che assodato che di manodopera c’è bisogno e senza il contributo di quella percentuale ci sarebbe un problema grave per le aziende. Per l’INPS non c’è differenza fra quel 15% e il restante del 85% di nazionalità italiana. Il 15% è composto principalmente da rumeni, poi arrivano le altre nazionalità. La percentuale di produttori di reddito è sicuramente superiore a quella dell’85% dove la presenza dei pensionati è preponderante. Come ho già scritto quei percettori stranieri di reddito contribuiscono in maniera rilevante al bilancio INPS. Se non si riesce a capire una verità lampante non è certo colpa mia.

  4. carlo sacco scrive:

    Cioè l’estrapolazione di un articolo della legge così come è scritta vorrebbe significare il contrario di quanto si afferma?Cioè si promulghi una legge ma questa non trova applicazione pratica perchè mancano i conseguenziali ?Ammesso che sia come dici te, ma ti domando cosa succede se il soggetto in questione non trova lavoro(dal momento che non sia veramente cosa facile oggi come oggi e di questo me e vorrai dare atto pur essendo stato dichiarato cittadino italiano dopo aver raggiunto la maggio età come prescrive la legge )per cui la domanda è:chi lo mantiene dal momento che gli esseri umani debbono mangiare tutti i giorni ecc. ecc.? Per assurdo e per fare solo un esempio, ci sono cittadini italiani nati in italia da genitori stranieri che non lavorano ? Io penso di si, e di diverse età,anche molto oltre i diciotto-venti anni come dici te. Cosa succede se questi maturano l’età del pecepimento di una pensione chiamiamola di ”povertà”o chiamala come vuoi come assegno di sostentamento? Non lo sò, ma me lo domando senza fare alcuna illazione.Perchè le mie non sono illazioni ma domande a cui non mi dò una risposta.Penso solo che tale problema con l’INPS c’entri eccome.E allora-se poi alla fin fine questo è il problema-(ma ripeto che mi posso sbagliare)mi dici il motivo per il quale il cittadino debba essere sottoposto ad un esborso più oneroso per pagare una rendita di qualsivoglia importo ad una persona partorita in italia da stranieri ?

  5. Paolo Scattoni scrive:

    L’estrapolazione dell’articolo di legge fa sembrare che al compimento del diciottesimo anno di età basta una semplice dichiarazione di volontà all’ufficio di stato civile del Comune per ottenere automaticamente la cittadinanza. In realtà quella dichiarazione non è che l’INIZIO di una procedura.di numerosi passaggi che per quanto ne so dura, se va bene, un paio di anni e saremmo quindi a 20. Fra i passaggi necessari c’è la valutazione delle autorità di pubblica sicurezza che il richiedente non è in alcun modo pericoloso. Così dopo tutti questi anni il nuovo cittadino italiano potrà come tutti cercare un lavoro che gli permetterà di lavorare avere un reddito e pagare le dovute tasse.Non si capisce in cosa verrebbe danneggiato l’INPS.

  6. carlo sacco scrive:

    Sarà anche FALSO come dici te ma il mio insistere non deriva da qualsiasi volontà presunta o nascosta o di qualsiasi altro genere ma da quanto letto su internet poichè mi sarei potuto sbagliare od anche aver avuto cattiva interpretazione ma sono andato a controllare poichè una cosa è l’interpretazione ed un altra è cio che dice testualmente la legge,e quindi ho pensato di andare appunto a controllare sul web e cliccando su come richiedere la cittadinanza ho letto questo che riporto testualmente ed ecco quanto ne è uscito riportato parola per parola esattamente: ” LA LEGGE 91 DEL 5.02.1992(ART.4, 2° COMMA) RICONOSCE IL DIRITTO AI FIGLI NATI IN ITALIA DA GENITORI STRANIERI DI DIVENTARE CITTADINI ITALIANI AL COMPIMENTO DEL 18° ANNO DI ETA’ PRESENTANDO UNA SEMPLICE DICHIARAZIONE DI VOLONTA’ ALL’UFF.DI STATO CIVILE DEL PROPRIO COMUNE DI RESIDENZA.” Forse con l’età mi si è appannata la vista ed anche la testa, ma non è forse quanto ho detto nel mio precedente intervento del 18.02.2025 alle ore 00.38 al quale tu hai risposto ”FALSO ?”.Ho solamente riportato quanto da me stesso letto non avendo seguito il consiglio di Giancarlo Pajetta con il quale comunque in tutti i casi mi trovo d’accordo..

  7. pscattoni scrive:

    FALSO. Questo tuo insistere mi ricorda un aneddoto che si racconta ad Orvieto. Venne a fare una visita alla città l’onorevole Pajetta del PCI. Per la visita alla città fu affidato a un militante. In località la Cava che vanta un tessuto medioevale ben conservato, l’accompagnatore si rivolse all’ospite più o meno con queste parole ” Compagno queste vecchie case grazie alla nostra amministrazione saranno sostituite con dignitose moderne palazzine”. Al che Pajetta rispose: “Compagno la parola d’ordine del nostro partito è ‘Studiare, studiare, studiare'”.
    Sempre valido.

  8. carlo sacco scrive:

    A me risultava che da genitori stranieri anche non residenti,il bambino che nasca in italia sia cittadino italiano al raggiungimento della maggiore età e che quindi possa godere di tutti i diritti previsti per legge.Vero o falso ?

  9. pscattoni scrive:

    Rispondo al commento di Carlo Sacco. Troppo spesso quando si scrive sui migranti ci si basa su presupposti falsi. Quando scrivi che   “chi nasca in Italia sia cittadino italiano” fai un’affermazione del tutto contraria al vero. In Italia non c’è il cosiddetto ius soli. Chi nasce in Italia da genitori stranieri non è italiano. In Italia vige lo “ius sanguinis”. Per essere italiano devi discendere da italiani. Ci sono così cittadini residenti all’estero che possono votare anche se non parlano italiano e in Italia non sono mai stati. Per i migranti il riconoscimento della cittadinanza ci sono procedure molto lunghe e condizioni molto precise. Fra i referendum al voto prossimamente ce n’è uno che taglia i tempi per l’inizio della procedura da 10 a 5 anni. Le condizioni rimangono molto strette: conoscenza della lingua italiana, contratto di lavoro a tempo indeterminato, abitazione e altro.Per quel referendum voterò SI.

  10. carlo sacco scrive:

    Per carità lungi da me toccare od andar contro a chi lavora con contratti regolari, paga le tasse ed ha i versamenti verso l’INPS. Non è questo il problema che avevo posto e non vorrei che fosse scavalcato nel discorso ma cioò che avevo posto è il fatto della cittadinanza in quanto a me risulta( ma posso avere notizie errate e del che mi scuso) che chi nasca in italia sia cittadino italiano come credo che sia giusto che sia ma questo riguarda anche i genitori di chi nasce ? Mi pare di sapere che ad un certo percorso della vita tutti i cittadini italiani prendano una pensione(chiamiamola pensione od assegno di sostentamento ) ed io trovo questo un fatto di civiltà.Punto. Mi chiedo solamente coloro che la percepiscono essendo venuti in italia non avendo fatto evidentemente versamenti poichè non lavoravano hanno diritto ugualmente a fruire dei soldi dello stato che poi sono a carico del pubblico ? Allora chiunque venga ha diritto adessere sostenuto dallo stato ma se questo ha le casse sgonfie non si rivela forse un costo a gravare alla collettività casse gonfie o non gonfie comunque ? Ed a questo avrebbero diritto tutti,chiunque venga in italia ? Forse c’è qualcosa che nel mio ragionamento non va bene poichè mi sembrerebbe che ci fosse qualcosa che non abbia considerato e se questo qualcosa ci sia, cosa è ? Grazie del vostro chiarimento.

  11. pscattoni scrive:

    Credevo di aver pubblicato una risposta a Carlo Sacco. Non la vedo e non riesco a recuperarla. Conosco molti immigrati nigeriani che qui da noi lavorano con regolare contratto, presentano la denuncia dei redditi, pagano le tasse. Sono quelle tasse che servono anche a pagare le pensioni (la mia come quella di Carlo Sacco). Non si capisce come questi immigrati possano in futura essere un problema per l’INPS. Sostenere questo è segno di mancanza della dovuta informazione. Su questi temi purtroppo si sta consumando un’odiosa propaganda.

  12. carlo sacco scrive:

    Vorrei sapere un tuo parere sul fatto della cittadinanza collegato al fatto come molti asseriscono che la stessa concessione di cittadinanza possa venir impiegata dalla politica per acquisire i consensi da parte di cittadini che tale cittadinanza chiedano non solo per loro stessi ma anche per un ricongiungimento delle loro famiglie.Chiedo questo per il fatto che a sentire molti umori non mi sembra che tale questione sia accettata anche da parte della sinistra in maniera totale anche per il semplice e mero fatto della ripercussione di un costo sull’INPS per il quale la pensione minima o chiamala come vuoi chiamarla, la fruiscono tutti ad una certa età indipendenemente dal fatto se abbiano lavorato o non lavorato in italia o se lavoreanno in italia.Le casse dello stato e per conseguenza l’INPS sarebbero gravate da questo costo quando l’istituto non è stato soggetto di ricevimento di versamenti da parte di coloro che avranno la cittadinanza ? Chi se lo assumerebbe tale costo che non mi appare pur minimo ? Non sono a conoscenza del sistema pensionistico basato su un piano d’accumulo e sulla cosiddetta ”speranza matematica” paragonabile ed usabile alla tipologia assicurativa privata sulla lunghezza della vita, ma non sò se abbia evocato problematiche reali o se non abbia dato nel segno identificando possibili leggi esistent o meno in essere.C’è qualcuno che possa ben spiegarmelo in pochi righi ed esente da ogni speculazione politica ?

  13. pscattoni scrive:

    Fra i referendum che la Corte Costituzionale ha considerato ammissibilic’è quello sulla cittadinanza. Ho trovato questo sito https://www.fanpage.it/politica/ok-dalla-consulta-al-referendum-sulla-cittadinanza-cosa-prevede-e-quando-si-vota/

  14. pscattoni scrive:

    D’accordo sul confronto ampio non legato ad appartenenze partitiche. Ad esempio penso sia possibile creare un sito whatsapp allo scopo e un altro per la raccolta di informazione a supporto del primo.

  15. carlo sacco scrive:

    Credo lo si possa fare e sia utile.Ma come farlo ? Non ho idea. Forse usare i mezzi che esistono già per un dibattito. Sono molto dubbioso su quanto quest’ultima ipotesi possa servire e possa avvicinare più gente possibile…Credo però che se si converga verso una tale forma non debbano essere usate le sedi partitiche ma l’impronta iniziale debba rimanere di natura ”civica” ed usando strutture ”civiche’,tipo saletta del teatro per riunioni e conferenze dibattiti ecc.ecc. Viviamo momenti nei quali la gente si allontana ancora di più dalla partecipazione politica e di questo basterebbe rifletterne le ragioni.La marmellata +è stata versata fuori dal barattolo per anni e adesso da sola dentro al barattolo non ci rientra e allora credo che da parte dei maggiori partiti-PD in testa- sia opportuna una riflessione che possa allontanare l’ipotesi del ”campo largo” perchè diversamente si ricomincia un altra volta a ridiscendere gli scalini.La puoi pensare anche diversamente da così ma ci deve essere la considerazione che quell’apparato della sinistra che milita e che è presente all’interno del principale partito di opposizione ha dato già un segnale positivo nell’elezione della Schlein ma ancora la guerra non è finita poichè certe componenti interne non hanno mai deglutito il rospo.Ecco perchè ci sarebbe la necessità prima di marciare verso un ulteriore chiarimento interno e poi presentarsi uniti al fronte e non il contrario.

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